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Per questo il giorno dei morti, ed i giorni che lo preparavano ed anticipavano, era questa scoperta di una meraviglia incantata ed incredula, che era data da quel sentire confermare dagli adulti ciò che confusamente, e pur fermamente, si intuiva, che cioè la morte altro non fosse che una fuga obbligatoria e temporanea verso contrade sconosciute, un escursione improvvisa nel mistero, da concludere con un ritorno: magico riapparire di un volto, o percezione di un passo, o di un bisbiglio, o di uno sguardo che interrompe il silenzio e l’immobilità delle cose, cosicchè tutto acquisti senso e diventi linguaggio e anima e parola… Parlano i morti, infatti, attraverso la bocca dei vivi e attraverso la lingua delle cose e la suggestione dei ricordi, come se fossero ad un metro da noi e ci serrassero in un dialogo muto e appassionato e triste…”

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